Autunno dolce. Ciao Milano, piena di
donne cicogna e di giapponesi. Se vuoi entrare in duomo devi
sottoporti a scansione e per giunta non si possono fare le
fotografie. Peccato. Sarei entrata. Per dire, oggi ho preso il tram,
sono scesa in via Torino, ho attraversato la piazza e senza alcuna
esitazione mi sono infilata nella galleria per sbucare nella piazza
del teatro alla Scala. Senza avere nessuna sensazione di pericolo.
Che io sia guarita? Che l'agorafobia sia stata sostituita da qualche
forma più sottile di paura?
I ristoranti di lusso di Milano
dispongono calamari orfani sul loro stesso inchiostro, e friggono
foglie di menta in assoluta malafede. I commessi dei negozi mostrano
un'allegria innaturale. Fa caldo, la schiena suda. La mia
concentrazione sta soprattutto sui passi. Uno dopo l'altro. Poi,
occhiali da sole quando sono in strada, occhiali da vista quando sono
al chiuso. Occhiali da sole sul tram, voglio leggere, no, ho sonno,
anzi no, voglio leggere, anzi no, guardo il cellulare, poi rimetto
tutto in borsa e guardo le persone accanto a me ma ho rimesso gli
occhiali da vista per leggere il libro che poi non ho letto e quindi
mi imbarazza guardare la gente sapendo che la gente può guardarmi
negli occhi e allora poggio la testa all'indietro contro il
finestrino, chiudo questi benedetti occhi e mi appisolo, ma
leggermente, per non perdere la mia fermata. E quando arrivo a casa
tolgo i vestiti sudati, mi metto a letto, sprofondo. Sento arrivare
dalla finestra le grida preistoriche dei bus e il borbottare del
traffico e pure l'odore di Milano, e l'odore di questa casa. Mi
addormento. Mi svegliano le nocche sulla porta, caffè, acqua fredda.
Suono una Eko che vale tremila lire,
con le corde vecchie e la vernice scrostata, è rossa e nera,
suprematista, bene. Suoniamo fino a mezzanotte. Poi gli amplificatori
si trasformano in zucche.
Quando torniamo a casa preparo una
camomilla. La casa è sprofondata nel silenzio. Fuori, di nuovo, tram
e autobus. Prostituzione. Automobili. Copertoni che si dirigono
chissà dove. L'inutile e deprimente girandola del desiderio.
Magari, magari nello stabilimento
d'origine avessero confuso la camomilla con la cicuta.
nervi
milano
| inviato da
hooverine il 30/9/2009 alle 3:3 | |